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Aspettando la Cinque Mulini - Ep. 2: "Non solo Mills & Company"


Non solo Billy Mills, Kipchoge Keino, Gaston Roelants, Mamo Wolde o Alkii Bua, nomi presi dal grande numero degli atleti medagliati che hanno impreziosito l’Albo d’Oro della Cinque Mulini, almeno sino alla fine del secolo scorso, tra questi Alberto Cova, che nel 1986 firmò un'ultima e grande vittoria di un italiano a S. Vittore Olona.


Sono talmente tanti i medagliati che hanno sporcato scarpe e magliette lungo i crinali e le rive scoscese dell’Olona che ricordarli tutti è un compito arduo e proibitivo, poi si rischierebbe di scordarne qualcuno. Occorre però dare lustro ai nuovi arrivati, ovvero atleti e atlete che hanno iscritto il loro nome nelle ultime edizioni che sono state tutte dedicate all’Africa, o forse meglio dire il Corno d’Africa. Partiamo da Stephen Cherono che all’inizio degli anni Duemila, decise di cambiare nazionalità, per una montagna di petrodollari vestendo la maglia del Qatar e cambiando il nome in Shaheen S. Saeed, un’iradiddio attraverso i campi, due titoli mondiali nel cross, primo sul sacro suolo della Cinque Mulini nel 2005, ribadito 4 anni dopo. E che ne dite di Zersenay Tadese? Fu il primo eritreo a vincere una medaglia olimpica, bronzo nei 10 mila ad Atene 2004, quattro anni più tardi vinse a mani alzate nello “Stadio del Cross”. Per lui in campo una troupe televisiva della sua nazione, con tanto di ambasciatore e alcuni eritrei milanesi che lo seguirono in ogni gara nella sua breve trasferta italiana.


In molti non se ne sono accorti ma l’attuale “dio di maratona” al secolo Eliud Kipchoge, due ori olimpici, primatista mondiale della distanza classica, a S. Vittore si è palesato nel 2008, arrivò secondo dietro a Tadese. Cinque anni prima il keniano (17 anni?!) era stato campione mondiale a Parigi nei 5000. Andiamo avanti, non scordandoci che in un’occasione la Cinque Mulini ospitò la Coppa dei Campioni di corsa campestre, in quell’occasione (2011) vinse lo spagnolo naturalizzato Ayad Landassem, mai un iberico aveva visto il primo posto alla Cinque Mulini, solo Aguilar nel ’64 giunse alle spalle di Antonio Ambu.


Vi dice nulla il nome di Selemon Barega? Nel 2017 (aveva 17 anni, visto che sulla sua carta d’identità è riportato (20/01/2000) quando s’impose a S. Vittore, rinverdendo i fasti degli atleti della sua nazione, dietro di lui quel lungagnone marocchino di El Bakkali, entrambi sono stati campioni olimpici, l’etiope a Tokyo nei 10 mila, il saltafossi sempre a Tokyo nelle siepi. E Jakob Kiplimo dove lo mettiamo? Altra grandissima promessa, ugandese, mantenuta tra l’altro, alla Cinque Mulini s’impose nel 2018, bronzo nei 10 mila e primatista mondiale della mezza maratona.


Più di una menzione la merita Muktar Edris, oro mondiale ai danni niente di meno che di Mo Farah, nel regno del somalo naturalizzato britannico a Londra 2017, l’etiope vinse a S. Vittore sul percorso del “vallo” nel 2013 e 2015 in un giorno da tregenda: acqua sino alle caviglie, fango, pioggia, vento, scenario tipico del cross….ma che dagli atleti agli organizzatori ne avrebbero fatto volentieri a meno.


Passiamo all’altra metà del cielo. Non possiamo scordare Grete Andersen Waitz che definì la Cinque Mulini, “il cross più bello del mondo” oppure Gabriella Dorio e Nadia Dandolo l’ultima vincitrice nel 1990, in anni per così dire recenti il fascino di Maryam Jamal che vinse l’oro (1500) a Londra 2012, sui prati di casa nostra brillò nel 2007, la kenyana Nacy Lagat prima in Cina nel 2008, oppure Faith Kipyegon. Se controllate il suo palmares medaglie d’oro a iosa: dai Mondiali di cross ai Giochi del Commonwealth, fino a 1500 dove vanta due vittorie olimpiche Rio e Tokyo e altrettante ai Mondiali: Doha e Eugene la scorsa estate. Faith a S.Vittore s’impose nel 2014 e 2016, mentre Letensebet Gidey prima nel 2018 adesso detiene “solo” i primati mondiali dei 5 e 10 mila e della mezza maratona, oltre un bronzo a Tokyo nei 10 mila. L’atleta di lingua amarica fu prima da noi nel 2018.



Walter Brambilla

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